Il XXI secolo è il secolo della verità. Sulle condizioni del nostro
pianeta, sulla natura dell’uomo, sulla società, sulla civiltà, sulla
politica, sull’economia ed anche sulla morale e sulla religione. È giunto il
momento di svelare e far cessare le bugie della storia e della cronaca. Per
farlo, serve il coraggio e la forza di cambiare. Questo testo è rivolto ad
ogni persona che può leggere. Ognuna di loro ha anche il compito di spiegarlo
a chi non può leggerlo da solo. È una proposta concreta per costruire insieme
un futuro di pace. La realtà dei
fatti
La Terra ha una superficie di circa
485 milioni di chilometri quadrati, con il 30% di terre emerse, il 12% di
terreni arabili, irrigabili per l’1,85%, oltre un milione di chilometri di
coste e 752 mila chilometri di confini. Alla fine del 2004, sulla Terra vivevano 6 miliardi e 379 milioni di
esseri umani che, considerando un aumento medio del 1,14% l’anno, saranno 6
miliardi e 452 milioni alla fine del 2005, 6 miliardi ed 823 milioni nel 2010
e circa 8 miliardi nel 2025. Per ogni mille abitanti, la natalità
è di 20,15 e la mortalità di 8,78 persone l’anno. La speranza di vita media
alla nascita è di 64 anni e 4 mesi (66 anni le femmine, 62 anni ed 8 mesi i
maschi). L’età media è di 27 anni ed 8 mesi (28 anni e 5 mesi le femmine, 27
anni e 4 mesi i maschi). Le persone con più di 15 anni di età
sono 4 miliardi e 982 milioni, di cui 3 miliardi e 997 milioni (80,22%) sanno
leggere e scrivere (85,9% i maschi e 74,2% le femmine). Gli analfabeti con
almeno 15 anni di età sono 985 milioni, quasi un quinto dell’intera
popolazione del pianeta. Le lingue principali sono: arabo
(17,8%), cinese (14,37%), indi (6,02%), inglese (5,61%), spagnolo (5,59%),
bengalese (3,4%), portoghese (2,63%), russo (2,75%), giapponese (2,06%),
tedesco (1,64%), coreano (1,28%) e francese (1,27%). Le principali religioni sono:
cristiana (32,71%, di cui cattolica 17,28%, protestante 5,61%, ortodossa
3,49% ed anglicana 1,31%), islamica (19,67%), induista (13,28%) buddista
(5,84%), siks (0,38%), ebraica (0,23%), altre religioni (13,05%); il 12,43%
non ha religione ed il 2,41% sono atei. Il prodotto interno lordo (PIL)
mondiale nel 2004 è stato di 40.484 miliardi di US Dollari, pari a 6.346 US
Dollari pro-capite. Poiché il potere d’acquisto medio per US Dollaro è pari
ad 1,27 Dollari Internazionali PPA (Parità del Potere di Acquisto), il PIL
mondiale nel 2004 è stato di circa 51.596 miliardi di Dollari PPA, pari ad
8.088 Dollari PPA pro-capite. Essendo previsto un aumento medio
del 2,78%, nel 2005 il PIL mondiale sarà di 41.612 miliardi di US Dollari
(53.617 miliardi di Dollari PPA), pari a 6.449 US Dollari (8.310 Dollari PPA)
pro-capite. Il PIL del 2005 deriverà
dall’agricoltura e dalla pesca per 1.620 miliardi di US Dollari (3,9%),
dall’industria per 12.157 miliardi di US Dollari (29,2%) e dai servizi per
27.834 miliardi di US Dollari (66,9%). Calcolato secondo la Parità del Potere
di Acquisto (PPA), il PIL del 2005 deriverà dall’agricoltura e dalla pesca
per 4.094 miliardi di Dollari PPA (7,6%), dall’industria per 17.554 miliardi
di Dollari PPA (32,7%) e dai servizi per 31.969 miliardi di Dollari PPA
(59,6%). Nonostante l’aumento del PIL, il potere d’acquisto reale pro-capite del 2005
sarà del 2,56% inferiore a quello del 2004, per effetto di un tasso
di inflazione mondiale medio del 3,84%. Nel 2005 si consumeranno 15.080
miliardi di chilowatt di energia elettrica, quasi 28 miliardi di barili di
petrolio e 2.548 miliardi di metri cubi di gas naturale. Le riserve di
petrolio sono stimate intorno ad un miliardo di barili (Iraq ed Arabia
Saudita hanno le maggiori riserve). Considerato il forte aumento di consumo
di petrolio di alcuni paesi, fra i quali Cina ed India, fra meno di
trent’anni le riserve di petrolio saranno esaurite. Le forze del lavoro sono 2 miliardi
e 900 milioni persone (44,95% della popolazione mondiale), di cui 299 milioni
(10,3%) disoccupate. Altri 161,5 milioni di persone possono lavorare (forze
del lavoro supplementari), quindi le forze di lavoro non occupate sono oltre
461 milioni di persone. La ricchezza prodotta per unità
lavorativa è in media di 18.495 Dollari PPA (1.383 nell’agricoltura e nella
pesca, 6.019 nell’industria ed 11.080 nei servizi). Gli investimenti hanno un valore di
circa 8.109 miliardi di US Dollari l’anno, pari al 19,5% della ricchezza
prodotta. Nonostante 433 miliardi di US Dollari di aiuti economici, la popolazione
sotto la linea di povertà nel 2005 è di 1.644.742.000, un quarto della
popolazione del pianeta, con un aumento dell’8,5% rispetto al 2004. Sono in uso 2.253.348.000 linee
telefoniche, 1.346.305.000 cellulari ed oltre 678 milioni di collegamenti
Internet. Nel 2004, gli stati hanno speso
11.771 miliardi di US Dollari, pari al 29% del PIL mondiale, con un disavanzo
di almeno 472 miliardi di US Dollari. Nel 2005, gli stati spenderanno
almeno 12.029 miliardi di US Dollari, con un disavanzo di oltre 481 miliardi
di US Dollari. La spesa degli stati nel 2005 sarà
il 28,9% del PIL mondiale. Escludendo il settore dei servizi, la spesa
pubblica è l’87,3% della ricchezza prodotta da agricoltura, pesca ed
industria (13.777 miliardi di US Dollari). Il debito degli stati nel 2005
supererà i 29.521 miliardi di US Dollari (71% del PIL mondiale), di cui oltre
1.196 miliardi di US Dollari (2,88% del PIL mondiale), per spese militari.
Poiché il costo totale dei consumi di energia elettrica, petrolio e gas
naturale è del 2,9% del PIL, le spese militari costano quanto l’uso
dell’energia. Dei 6 miliardi e 452 milioni di
persone, 4.151.884.000 (64,3%) vivono in repubbliche democratiche
(formalmente), 1.577.975.000 (24,4%) in stati socialisti, 387.265.000 (6%)
con monarchie costituzionali (formalmente), 186.562.000 (2,8%) sotto
dittature militari, 118.122.000 i(1,8%) nelle repubbliche islamiche e
30.289.000 0,46%) sotto monarchie assolute. Si stanno combattendo oltre
cinquanta guerre. Milioni di persone subiscono violenze e vivono in
condizioni disperate. Questo testo è innanzi tutto per loro. Perché tutti
hanno il diritto di vivere in sicurezza e pace. Gli stati
nazionali
Da secoli lo stato è considerato
l’unica organizzazione politica e giuridica territoriale in grado di
garantire ad ogni persona la possibilità di ottenere la massima felicità al
minor costo possibile. Si è creduto che gli stati avrebbero fatto leggi eque,
assicurato la giustizia, l’ordine e la difesa dei cittadini, protetto
l’ambiente e promosso lo sviluppo ed il benessere delle nazioni. Perciò i
popoli hanno accettato di sottomettersi al potere degli stati. Negli stati in
cui si è formalmente affermata la sovranità popolare, i popoli hanno pensato
di aver conquistato libertà, democrazia e giustizia e di poter vivere
nell’ordine e nella sicurezza per avere sviluppo, benessere, solidarietà e
pace. Ma gli stati hanno fallito. Tutte le
attese che ne avevano giustificato l’istituzione si sono rivelate mere
illusioni. Essi hanno dimostrato di avere lo scopo principale di preservare
se stessi ed i loro apparati. Hanno stabilito che la sovranità del popolo
possa essere esercitata solo nei limiti delle costituzioni statali. Hanno
sancito principi democratici nella forma ma non nella sostanza. Hanno fatto
un grandissimo numero di leggi, che gli stessi stati sono i primi a non
osservare. Hanno limitato la libertà dei popoli
stabilendo che è lecito e permesso solo ciò che è previsto dalla legge e che
tutto il resto è illecito e vietato. Hanno abusato della forza sia
all’interno sia all’esterno dei loro territori. Hanno fomentato trame,
dissidi, violenze e guerre per essere considerati difensori ed arbitri nei
conflitti da loro stessi provocati. Hanno impedito l’iniziativa
economica dei singoli e dei gruppi che hanno rifiutato compromessi con il
loro potere ed hanno agevolato soltanto chi ha sostenuto il loro primato.
Hanno sottratto enormi risorse alle imprese ed ai lavoratori con imposizioni
fiscali insostenibili: gli stati centrali assorbono quasi un terzo della
ricchezza mondiale prodotta. Le spese militari degli stati costano come tutta
l’energia utilizzata ogni anno sul pianeta. Hanno formato giganteschi apparati
burocratici con i quali controllano ogni persona ed ogni attività. Hanno
favorito ogni sorta di privilegio e finanziato congreghe e corporazioni in
ogni settore della società, dell’economia, del diritto, della cultura, della
scienza, dell’informazione e della politica. Hanno drogato la pubblica
opinione con false informazioni, apparenti ideali, luoghi comuni e falsi
assiomi. I risultati sono terribili e davanti
agli occhi di tutti. Sulla Terra vivono circa 6,4 miliardi di persone in 191
stati riconosciuti. Meno di un quarto degli abitanti del pianeta utilizza tre
quarti di tutte le risorse naturali disponibili. Uno su quattro di noi ha
nove volte più ricchezza di ciascuno degli altri tre. L’uno per mille di noi
ha oltre la metà di tutta la ricchezza della Terra. Uno su sei di noi ha dieci
volte più energia di ciascuno degli altri cinque. Più della metà non ha acqua
potabile sufficiente. Uno su otto non ha cibo e più di mille bambini l’ora
muoiono di fame. Più della metà muore di malattie curabili perché non può
farsi curare. Uno su cinque non sa leggere e scrivere. Tre su quattro non
hanno mezzi per comunicare con gli altri. Manca qualsiasi programmazione
economica per superare povertà e fame. Non esistono concreti progetti
nazionali di sviluppo. Mancano imprese e quindi la possibilità di lavorare
per produrre. L’economia è condizionata da ricorrenti cicli di recessione che
aggravano la situazione dei più poveri. Una persona su quattro non ha mezzi
di produzione e non può lavorare. Solo uno su sei dispone di sufficienti beni
durevoli di consumo. Il costo dei servizi incide per oltre il settanta per
cento sui prezzi dei prodotti. L’inquinamento sta distruggendo
progressivamente tutto l’ambiente e secondo le previsioni più autorevoli la
situazione diventerà irreversibile entro dieci anni. Solo il cinque per cento del denaro
è impiegato nell’economia reale. Meno del dieci per cento del risparmio è
destinato a scopi produttivi. Oltre la metà della ricchezza prodotta è
destinata all’esterno dell’economia produttiva. Meno di mille multinazionali
controllano l’intera economia ed i mercati. Le imprese producono meno del
settanta per cento di quanto potrebbero. Gli scambi avvengono con monete
prive di valore reale. Meno di cinquecento persone controllano l’informazione
e la usano nel loro esclusivo interesse. I sistemi di sicurezza personale
sono gravemente inadeguati ai rischi reali. La viabilità è insufficiente e la
circolazione è sempre più difficile e caotica. Le transazioni finanziarie e
monetarie sono sempre più lente e dispendiose. Le spese militari sono il
triplo di quanto basterebbe per sconfiggere la fame nel mondo. Solo l’uno per
mille della ricchezza prodotta ogni anno è destinato alla scienza ed alla
ricerca. L’essere umano è costretto ad essere sempre più egoista per
sopravvivere. Due persone su tre non conoscono la
democrazia ed una su tre vive in stati democratici apparenti. Le monete non
hanno più alcun valore reale e sono accettate solo perché hanno corso legale.
Con questa moneta a corso legale, gli stati hanno accumulato debiti pari ad
oltre il 70% della ricchezza mondiale annuale e di questo passo entro i
prossimi vent’anni l’avranno superata. I fatti dimostrano che gli stati e
le loro organizzazioni internazionali non sono in grado di risolvere i
problemi materiali e così la pace è considerata impossibile. Con il denaro,
la paura e la falsa informazione si controlla il mondo. Con il denaro si
fanno le armi e si controlla l’informazione. Con le armi si controllano le
risorse e con l’informazione si controlla l’opinione pubblica. Gli stati sono
strumenti di chi detiene denaro, produce armi e controlla l’informazione. La sovranità popolare è solo
un’illusione. La democrazia che viviamo è solo formale, una finzione per
camuffare il potere di pochi. In effetti, il consenso dipende soprattutto dal
controllo dell’informazione. Libertà, uguaglianza, giustizia, sviluppo,
solidarietà e pace restano principi astratti. La realtà è ben diversa. Non può
esistere libertà se la vita di quasi tutti noi dipende da chi controlla gli
stati. Non può esistere uguaglianza se lo sviluppo dei singoli dipende dalla
loro origine. Non può esistere giustizia se le leggi sono fatte per garantire
il potere di chi si serve degli stati ed il diritto internazionale è piegato
alla volontà del più forte. Non può esistere generale sviluppo
se l’uno su mille di noi dispone della maggior parte delle risorse. Non può
esistere solidarietà se la povertà e la fatica di tanti servono al benessere
di pochi. Non può esistere pace se dipende da quegli stessi stati che hanno
sempre voluto le guerre. Non può esistere sovranità popolare se la volontà
dei popoli è rappresentata da stati sottoposti alla volontà di pochi e da
organizzazioni internazionali che non sono altro che strumenti dello stato
più forte, a sua volta controllato da pochissime persone che in tal modo
governano il mondo. Cos’è e cosa fa lo stato? Lo stato è
un’organizzazione costituita da risorse umane e materiali che trae
legittimazione da una costituzione accettata dal popolo e la mantiene con il
voto degli elettori, l’imposizione fiscale ed il debito pubblico. Ogni stato
ha un popolo, un territorio ed un governo. Ha esclusivo potere legislativo,
esecutivo e giudiziario. Ha (dovrebbe avere) la funzione di ridistribuire
equamente la ricchezza nazionale prodotta. Ha il monopolio dell’uso della
forza per garantire l’ordine interno, l’osservanza delle leggi e la difesa. Lo Stato è soprattutto
una macchina da guerra. La più efficiente macchina da guerra. Nasce dalla
guerra alla fine della quale fu sconfitto il feudalesimo. Negli stati cosiddetti democratici,
le leggi elettorali assicurano l’affermazione delle forze politiche (partiti)
che si propongono di preservare e consolidare lo stato per usarlo come mezzo
di potere nei confronti del popolo. I partiti si sostengono con risorse
pubbliche e private: conquista più consenso la forza politica che ha più
risorse e più mezzi di informazione. Ogni grande partito o coalizione di
partiti rappresenta un blocco sociale, un’alleanza fra più gruppi d’interesse
economico. I pubblici impiegati si schierano con le forze politiche che
favoriscono i loro interessi. L’imposizione fiscale colpisce
redditi e consumi, agevolando il blocco sociale che sostiene chi vince le
elezioni. Il disavanzo annuale (differenza fra uscite correnti ed entrate
fiscali) è coperto con prestiti pubblici. Il debito pubblico è in continuo
aumento. Per pagare i prestiti ed i relativi interessi, ogni anno gli stati
contraggono nuovi debiti. Qualsiasi privato che si trovasse nella condizione
degli stati sarebbe dichiarato insolvente. Qualcuno ha osservato che di fatto
gli stati nazionali non esisterebbero più dalla fine della seconda guerra
mondiale perché da allora nessuno stato ha più avuto la piena sovranità con
il relativo diritto all’uso della forza senza il consenso della maggioranza
degli altri stati. Si è parlato di stato mondiale non formale ma reale,
costituito dall’insieme degli stati riuniti in un’unica centralità: le
Nazioni Unite. Si tratta di pura retorica. Gli
stati nazionali, soprattutto dopo l’11 settembre 2001, hanno continuato ad
esercitare tutta la loro sovranità, con l’uso della forza all’interno ed
all’esterno, compiendo azioni legittime ed azioni illegittime fondate su
falsi pretesti. La realtà è evidente: lo stato nazionale esiste, continua a
fare la guerra, come sempre. E continuerà a farla finché esisterà perché la
guerra è nella sua natura originaria e la violenza è nel suo carattere. Ed allora la scelta da compiere è
una sola. Bisogna abolire gli stati, abrogare le loro costituzioni e
trasformarli in organi amministrativi. Questo si può e si deve fare,
nell’interesse della grandissima maggioranza delle persone. Abolire gli stati significa
eliminare le loro sovranità territoriali ed i relativi confini, significa
eliminare chi fa le guerre, chi provoca la concentrazione della ricchezza e
la povertà, chi tiene l’umanità inchiodata alla burocrazia ed al parassitismo
mediante le risorse di chi lavora e produce. Bisogna abolire gli stati e bisogna
farlo subito, senza passaggi intermedi, senza periodi di transizione. Chi ha
voluto utilizzare gli stati per garantire più uguaglianza e giustizia ha
provocato soltanto meno libertà, più violenza, meno democrazia, più
burocrazia e più miseria. Gli stati non si estinguono da soli.
Non si esauriscono mai. Come altri mezzi ideati dagli uomini, anch’essi si
sono trasformati in fine. Ed il fine degli stati è preservare se stessi. Gli
stati nazionali non saranno mai capaci di mettere in pratica i principi sui
quali sono fondati. Per la semplice ragione che in realtà non lo vogliono.
Proprio perché significherebbe la loro estinzione. Fino a quando esisteranno,
essi agiranno sempre e soltanto per conservare se stessi e gli interessi che
rappresentano, quelli di una stretta minoranza bene organizzata che si serve
della maggioranza. Gli stati possono essere aboliti soltanto dalla volontà
della società. Al posto dei governi degli stati,
bisogna formare comunità popolari dotate del potere di fare le leggi, di
eseguirle e di farle osservare. Sarà la società civile post-statale, fondata
sul diritto e sulla ragione. Solo in questo modo si può passare
dall’apparenza alla realtà, dalla democrazia formale alla democrazia
sostanziale, dalla moneta a corso legale alla moneta con valore reale,
dall’ordine costituito alla responsabilità individuale, dalla burocrazia alla
partecipazione, dalla politica economica alla democrazia economica,
dall’economia dei patrimoni e dei capitali agli investimenti produttivi,
dalle organizzazioni interstatali all’unione dei popoli, dalle nazioni alla
comunità universale. La società
post-statale
La società civile post-statale nasce
dalla dissoluzione dello stato. Nessun popolo ha mai costituito uno stato per
sua volontà, ad eccezione forse della prima repubblica romana, dopo la
cacciata dell’ultimo re di Roma. Il potere statale ha avuto origine dalla
forza delle armi. Monarchie ed imperi nascono dalle guerre. Gli stati moderni non sono altro che
la trasformazione o la scissione di monarchie ed imperi dotati di potere
assoluto. L’evoluzione degli stati è avvenuta per l’azione di poche persone
che hanno ricevuto mandato dai loro popoli. Dall’evoluzione degli stati
nascono le nazioni e dalle nazioni gli stati nazionali. Lo stato è stato per
secoli un male necessario, un mezzo per temperare i conflitti sociali. La legittimità
degli stati è fondata sulla loro accettazione da parte dei popoli. Gli stati dovevano governare
legittimamente i popoli per garantire la pace. Soprattutto in questo hanno
fallito, proprio perché sono nati dalle guerre. La guerra, l’uso della forza
e della violenza, sono nella loro natura, nel loro carattere. Per questo
continuano. Solo interessi ben precisi li hanno costretti a fare la pace o a
non volere la guerra. Abolire gli stati significa sopprimere soggetti che
nascono dalla guerra e continuano a farla da quando esistono. La politica
degli stati è soltanto la temporanea sospensione della guerra. Che poi
riprende sempre. Quasi tutte le forze politiche che hanno governato gli stati
hanno fatto la guerra. Gli stati dovevano garantire la
giustizia, l’uguaglianza davanti alla legge. Ed invece hanno garantito la
sopraffazione di chi li sostiene. Le organizzazioni interstatali dovevano
garantire il diritto internazionale. Ed invece, più gli stati sono forti e
più violano il diritto internazionale. Gli stati dovevano ridistribuire la
ricchezza. Ed invece si sono impossessati della ricchezza. Abolire gli stati
significa annullare un debito presente ed evitare un aumento del debito
futuro. L’umanità ha raggiunto un livello di
sviluppo sufficiente per poter affrontare i propri problemi e non ha più
bisogno di entità e gerarchie di potere per risolvere i propri conflitti. Lo
stato non è più un male necessario. La società civile è ormai in grado di
comporre i suoi conflitti mediante organismi autogestiti senza entità esterne
alle quali conferire sovranità territoriali. Il superamento degli stati
nazionali deve avvenire dal basso, in modo democratico. Senza fasi
transitorie, senza periodi di anarchia. La dissoluzione degli stati per
volontà della gente non provoca la disintegrazione della società civile ma,
al contrario, conduce alla sua riunione in una comunità universale. L’umanità del XXI secolo è formata
da persone che credono nella propria individualità ma nello stesso tempo
sanno di essere parti di un insieme che comprende tutte le persone che vivono
sul pianeta. E si rendono conto ogni giorno che l’ambiente è parte
inscindibile dell’umanità. In pochi anni, la globalizzazione dei rapporti
socio-economici sarà completata. Ciascuno di noi si sentirà sempre più
diverso da ogni altra persona e proprio per questo capirà di aver bisogno
della fiducia, della collaborazione e della tolleranza di tutti gli altri. La Repubblica
della Terra
Per risolvere i problemi
dell’insieme degli esseri umani è necessario un nuovo sistema politico
mondiale che esprima la massima autorevolezza. Il nuovo sistema di governo
non deve essere uno stato globale od un altro organismo statale od
interstatale ma un governo senza stato, il governo dell’insieme degli
abitanti della Terra. Poiché la volontà della maggioranza di tutti gli esseri umani supera ogni
altro potere, un governo mondiale eletto direttamente dagli abitanti del
pianeta rappresenta il massimo potere. Questo è l’assioma dal quale nasce la
Repubblica della Terra come sistema di governo eletto direttamente dagli
abitanti del pianeta. La Costituzione
della Repubblica della Terra stabilisce i principi fondamentali per una
civile convivenza con dodici semplici articoli. Articolo 1 La Repubblica della Terra è un
sistema di governo democratico degli abitanti del pianeta e dei loro gruppi
per vivere in pace nel miglior modo possibile. Essa trae origine dalle strutture
politiche esistenti e trova la sua causa nella necessità di affrontare i
problemi materiali, per garantire ad ogni essere umano il diritto di credere
nella propria felicità e di agire per realizzarla nel rispetto degli altri e
della natura. Fanno parte della Repubblica della
Terra quanti, accettandone la Costituzione, lo richiedono. Articolo 2 La direzione e la gestione della
Repubblica è conferita dai popoli a loro rappresentanti, eletti nelle forme e
nei modi ritenuti più validi secondo il livello di percezione e di
consapevolezza dei popoli stessi. È proibita qualsiasi iniziativa tesa
a modificare nella forma e nella sostanza il sistema democratico. Articolo 3 La Repubblica riconosce e garantisce
i diritti inviolabili della persona umana e promuove lo sviluppo di tutti gli
esseri umani, dei quali riconosce le singole diversità e ne modera gli
effetti in funzione del bene comune, garantendo ai singoli ed ai gruppi
libertà di pensiero, di espressione e di azione ed assicurando
l'affrancamento dai bisogni essenziali e, per quanto possibile, dalla paura. Essa si ispira ai principi di
verità, di giustizia e di bellezza che possono e devono animare tutto il
genere umano e richiede l'adempimento dei doveri necessari a garantire il
migliore sviluppo di ogni persona e la sua massima evoluzione, assumendosi il
compito di rimuovere gli ostacoli che possono impedire tali risultati. Articolo 4 Tutti gli abitanti della Repubblica
hanno la stessa dignità ed assoluta parità di diritti e di doveri. La Repubblica compone i conflitti
fra i suoi abitanti, garantendone la libera, corretta e pacifica
competizione, moderando gli eccessi. Articolo 5 La Repubblica riconosce che il
sistema umano è un insieme organizzato di soggetti e di relazioni fra loro e
fra i loro comportamenti, mentre la Terra è l'ambiente costituito
dall'insieme di tutte le parti che influenzano tale sistema ed anche di tutte
le altre parti i cui comportamenti sono influenzati dal sistema stesso. Articolo 6 La Repubblica si propone il
miglioramento dei sistemi sociali, civili, politici, economici, morali e
religiosi e, quindi, il miglioramento dei rapporti e dei comportamenti fra
gli esseri umani e di questi con gli altri sistemi della Terra, in
considerazione della reciproca interconnessione. Essa, in modo democratico: 1) analizza i rapporti sociali e la
loro influenza sulle relazioni interpersonali, promovendo la massima
solidarietà in ogni campo ed assicurando i modi per conseguire l'accordo di
ogni persona con i propri simili e con la natura; 2) stabilisce le regole più
opportune per garantire i migliori rapporti civili in funzione della maggiore
libertà individuale possibile e della giustizia fra tutti gli esseri umani; 3) imposta i rapporti politici, la loro legittimità e le forme più idonee
a promuovere la partecipazione dei popoli alla formazione ed alla gestione
delle loro istituzioni; 4) programma i rapporti economici ed
i processi di produzione e di destinazione della ricchezza per il
soddisfacimento dei bisogni essenziali, come caratteri indispensabili per
garantire la sopravvivenza del genere umano e sconfiggere la povertà su tutto
il pianeta; 5) considera e tutela i rapporti
morali ed i modi per conseguire il benessere spirituale, attraverso la
formazione della forza interiore di agire in coerenza con quanto è
universalmente riconosciuto vero, giusto e bello; 6) garantisce la libertà dei
rapporti religiosi e promuove la ricerca della causa originaria e del fine
ultimo dell'umanità. Articolo 7 La Repubblica sostiene tutte le
iniziative orientate a promuovere processi per realizzare il massimo livello
di sviluppo, proponendosi come base e, quindi, come principio organizzativo,
l'equilibrio. Sollecita la presa di coscienza
della realtà e della natura dei problemi, inducendo al riconoscimento dei
fatti corrispondenti ad evidenza o verità, stabilendo il grado di priorità
dei diversi problemi in funzione del bene comune, individuando le loro
origini e le loro cause ed indicando gli obiettivi possibili, le soluzioni
realizzabili e le conseguenze prevedibili. Essa identifica altresì le risorse
disponibili e verifica i metodi per produrre i mezzi necessari ad impostare
le strategie, quali presupposti organizzativi che consentano il miglior
utilizzo delle risorse stesse e dei mezzi prodotti, orientando le persone
alla prassi più idonea a conseguire i risultati attesi in coerenza con le
strategie adottate, analizzando gli ostacoli ed elaborando i modi per
superarli, considerata la verifica dei risultati e degli effetti prodotti. Articolo 8 La Repubblica, nel riconoscere che
gli esseri umani hanno necessità di nutrirsi per vivere, promuove e sostiene
la trasformazione delle risorse naturali mediante il lavoro, favorendo
l'adeguamento dei rapporti di produzione al livello di sviluppo delle forze
produttive. Essa riconosce altresì l'esigenza di
uno spazio territoriale minimo per ogni persona e la naturale necessità di
rapportarsi con le altre. Tutela perciò i rapporti sociali,
garantendo sufficienza alimentare ed abitazioni adeguate. Salvaguarda la salute fisica e mentale
mediante ogni mezzo di cura disponibile e promovendo la ricerca di soluzioni
per la prevenzione e la cura delle malattie, contribuendo attivamente
all'ottenimento della massima spettanza di vita possibile. Garantisce pari dignità a tutti gli
abitanti, favorendo e tutelando la composizione della famiglia e della coppia
come base naturale della società. Protegge la maternità e l'infanzia,
promovendo un'educazione flessibile e responsabile dei figli. Assiste i più anziani e ne favorisce
la permanenza integrale nella società, riconoscendo la loro esperienza. Assicura assistenza alimentare e
sanitaria agli indigenti, agli infortunati, agli ammalati, agli invalidi, ai
disoccupati involontari, agli anziani ed a quanti si trovano in stato di
necessità od impediti per qualsiasi causa, recuperando ed attivando quanti
possono concorrere utilmente alla vita sociale e produttiva. Sollecita l'ideazione e la
realizzazione dell'ambiente più adatto e confortevole per ogni abitante. Affermando piena libertà delle arti
e delle scienze, sostiene i processi culturali e formativi, rendendo
l'informazione trasparente ed incondizionata e riducendo gli ostacoli alla
massima conoscenza, garantendo un'istruzione ed una formazione culturale
orientate al miglioramento dei rapporti umani ed adeguate alle esigenze del
mondo del lavoro, dell'arte, delle scienze, della tecnica e dell'etica. Impedisce qualsiasi iniziativa tesa
ad alienare le coscienze ed a comprimere le libertà di giudizio dei propri
abitanti. Riconosce l'unità di tutti gli individui
ed interviene nei conflitti fra istinti e ragione e fra individualità e
comunità, sostenendo la diffusione dell'altruismo e della previdenza e
garantendo effettiva solidarietà fra i popoli, promovendo attivamente ogni
azione per la pace. Si impegna ad eliminare la
criminalità e le sue cause ed a garantire l'ordine pubblico, mitigando in
modo adeguato ogni degenerazione e correggendone gli effetti. Garantisce la vita umana in ogni sua
espressione e promuove i valori dell'essere e del divenire, salvaguardando la
libertà della donna senza impedire a nuove vite di venire al mondo, pur nella
considerazione degli effetti di un eccessivo sviluppo demografico, da
mantenere entro limiti sostenibili. Articolo 9 Le leggi della Repubblica si
ispirano ai principi del diritto internazionale universalmente riconosciuti e
sono caratterizzate dalla semplicità di significato e di sintassi. La Repubblica richiede l'adempimento
dei doveri sociali e civili nell'interesse di tutti gli abitanti della Terra,
eliminando le contraddizioni fra le norme ed abrogando quelle obsolete. Garantisce la dimostrazione della
ragione e del torto anche nei rapporti con le istituzioni, promovendo la
revisione dei processi civili, penali ed amministrativi e dimostrando le
conseguenze di uno scarso senso del dovere. Articolo 10 La Repubblica garantisce la piena
sovranità di tutti i suoi abitanti e la loro uguaglianza rispetto alle leggi. Promuove l'integrazione politica di
tutti i popoli della Terra, riconoscendo le autonomie locali in termini di
programmazione e decentramento politico, amministrativo e fiscale. Garantisce a tutti gli abitanti
libertà di associarsi in qualsiasi forma, purché non segreta, per realizzare
il miglioramento dei singoli e dei gruppi mediante il libero processo dialettico
delle idee. La Repubblica si divide in governi
internazionali, nazionali, regionali e locali, tutti costituiti nelle forme
volute dai popoli che li eleggono. Essa promuove la partecipazione
politica mediante un sistema elettorale nel quale i popoli esercitano
un'effettiva e costante sovranità sui governi e sono protagonisti del loro
continuo rinnovamento. Gli abitanti della Repubblica sono
rappresentati nell'Assemblea internazionale costituita da un rappresentante
per ogni dieci milioni di abitanti. La facoltà di fare le leggi spetta
normalmente all'Assemblea internazionale, ma anche gli abitanti della
Repubblica possono prendere l'iniziativa di proporle, di farle e di abrogarle
osservando le leggi. I rappresentanti nell'Assemblea
internazionale sono eletti direttamente dagli abitanti della Repubblica e
durano in carica quattro anni, salvo inadempimento degli impegni assunti con
gli elettori. Il Governo della Repubblica è
costituito da dodici governanti eletti dall'Assemblea internazionale che
elegge fra loro il Presidente. Il Governo resta in carica fino a
revoca da parte dell'Assemblea internazionale e comunque non oltre sei anni
dalla data dell'elezione. Il Governo è diretto dal Presidente
ed ha il compito di realizzare le decisioni prese dall'Assemblea
internazionale nonché di prendere decisioni urgenti. Tali decisioni devono essere
ratificate entro un anno dall'Assemblea internazionale e l'eventuale mancata
ratifica comporta le dimissioni del Governo. Articolo 11 Le risorse della Terra appartengono
a tutti i suoi abitanti e sono a disposizione di chi vuole produrre nel
rispetto dell'ambiente. La Repubblica garantisce un'equa
disponibilità delle risorse e dei mezzi di produzione e la libertà di
intraprendere, sollecitando la produzione e gli scambi con la partecipazione
dei lavoratori alla gestione ed ai risultati delle imprese. I modi di produzione e di
destinazione della ricchezza devono corrispondere alle esigenze ed
all'impegno di tutti gli abitanti della Terra e devono essere orientati al
massimo reinvestimento produttivo della ricchezza. La Repubblica garantisce un'utile
occupazione a tutta la popolazione attiva che a sua volta è tenuta a svolgere
le attività più confacenti alle esigenze ed alle caratteristiche individuali,
tenendo conto di quelle generali. Le imposte dai privati sono
applicate unicamente sui consumi non produttivi. La Repubblica contribuisce al
risanamento dei bilanci dei governi che la costituiscono. Il bilancio della Repubblica deve
essere improntato alla massima trasparenza. La Repubblica può indebitarsi solo
per ricevere anticipazioni rispetto ad entrate future certe. Articolo 12 La Repubblica sollecita la coerenza
fra logica ed azione ed incoraggia la sincerità e l'altruismo come funzioni
della massima espressione dell'individualità. Sulla Terra è garantita la completa
indipendenza di ogni concezione morale e religiosa. La Repubblica promuove attivamente
la comprensione e l'integrazione fra le differenti culture ed i diversi
costumi e considera patrimonio irrinunciabile ogni etnia ed ogni carattere
genetico. La Repubblica ha l'obbligo di
difendere i propri abitanti da qualsiasi violenza interna od esterna. Compone e, se necessario, elimina i
conflitti che mettono in pericolo l'incolumità dei suoi abitanti utilizzando
la forza solo se indispensabile. L'Assemblea internazionale
stabilisce tutto quanto non previsto e non impedito dalla presente
Costituzione ed adotta tutti i provvedimenti necessari a realizzare i
principi e gli obiettivi stabiliti dalla stessa, con validità per tutti i
governi ed i popoli che fanno parte della Repubblica della Terra. Le disposizioni di attuazione della
Costituzione della Repubblica della Terra prevedono che: 1) la
Costituzione della Repubblica della Terra è in vigore dal primo gennaio
dell'anno duemilauno; 2) l’Assemblea
internazionale è eletta entro tre mesi da quando alla Repubblica della Terra
partecipano almeno centoventi milioni di abitanti; 3) fino alla
elezione dell'Assemblea internazionale prevista dalla Costituzione, la
direzione ed il coordinamento della Repubblica della Terra spetteranno ad un
Comitato dei rappresentanti composto dai duecento designati dai fondatori che
avranno ottenuto il maggior numero di designazioni alla fine di ogni trimestre
solare e che accetteranno tale incarico; 4) i
componenti del Comitato dei rappresentanti sono mandatari degli altri
fondatori e rispondono della destinazione delle risorse della Repubblica
della Terra; 5) il Comitato
dei rappresentanti stabilisce i modi e le forme di rappresentanza della
Repubblica della Terra; 6) il Comitato
dei rappresentanti sarà rinnovato entro il ventesimo giorno del mese
successivo ad ogni trimestre solare fino all'elezione dell’Assemblea
internazionale; 7) l'ultimo
Comitato dei rappresentanti organizzerà l'elezione della prima Assemblea
internazionale; 8) la moneta
della Repubblica della Terra è Dhana, con
un valore di emissione completamente garantito; 9) fino
all’elezione dell’Assemblea internazionale il Comitato dei rappresentanti
assume ogni decisione relativa alla gestione della moneta della Repubblica
della Terra ed alla sua gestione; 10) la
Repubblica adotta un sistema informativo centrale sotto la responsabilità del
Comitato dei rappresentanti e di suoi delegati; 11) tutti gli atti relativi al
funzionamento della Repubblica della Terra precedenti l’elezione
dell’Assemblea internazionale sono pubblicati sul sito Internet www.asmad.org. La Costituzione della Repubblica
della Terra non è un atto con il quale un ente concede diritti ed assume
obblighi nei confronti della società. Non è né una richiesta, né una
proposta, né una concessione. La Costituzione della Repubblica della Terra è
un accordo sociale con il quale ogni singola persona afferma i propri
diritti, riconosce i diritti degli altri ed assume i propri doveri. È un atto
di responsabilità con il quale la società umana dichiara cessato il potere di
un’entità esterna (lo stato) ed assume direttamente la facoltà di decidere
come costruire il proprio futuro. Con questo atto la famiglia umana annulla
ogni tutela proveniente dall’esterno e riprende le redini della propria
storia. La comunità
umana
Con la Repubblica della Terra nasce
la società civile post-statale nella quale la comunità umana afferma i
principi fondamentali per una libera, giusta e pacifica convivenza. L’essere umano
è la più evoluta forma di vita sulla Terra, l’ambiente naturale in cui
l’essere umano nasce, vive e muore. Lo stretto legame con il suo ambiente impone
all’uomo il massimo rispetto per la natura. Ogni essere umano è
una persona diversa e distinta dalle altre. Sulla Terra esistono risorse naturali
sufficienti alla vita ed all’evoluzione di ogni essere umano. Le persone sanno di dover lavorare per vivere e
per migliorare le proprie condizioni di vita. La destinazione dei beni del pianeta è
universale e ciascuno ha il diritto di godere e di disporre dei frutti del
proprio lavoro produttivo. Per realizzare questi principi, la comunità umana deve darsi alcune
regole essenziali, unanimemente riconosciute valide dal diritto
internazionale. Ogni essere umano deve disporre delle risorse
necessarie a svolgere le attività di cui è capace per vivere e svilupparsi. L’aria e l’acqua in natura sono libere da
qualsiasi vincolo e devono essere a disposizione di tutti. Altri beni
naturali possono essere riconosciuti a singoli ed a gruppi senza alcun
vincolo. Tutti gli esseri umani nascono uguali in
dignità, diritti e doveri, e sono liberi di operare per soddisfare i loro
bisogni e desideri. Gli esseri umani organizzano i loro rapporti in
comunità sociali, intese come unioni di persone con esigenze, scopi,
relazioni e vincoli comuni, in modo da costituire un organismo unico. La comunità
stabilisce le regole per una civile e pacifica convivenza delle persone che
ne fanno parte. Ognuno può vivere in comunità con altri ma deve accettarne le
regole. Le regole della comunità sono stabilite in base
al diritto naturale fondato sul bene comune e sul minor male. È bene ciò che
ha valore morale universale ed è desiderato ed utilizzato senza cagionare
danno. È male ciò che è considerato cattivo o sbagliato e provoca danno,
dolore o sofferenza. La violenza contro gli altri e la natura non è mai bene. Ogni persona è libera di vivere, conoscere ed
agire per la propria felicità. È permesso tutto ciò che non è in contrasto con
le regole della comunità e con il bene comune. La felicità di ognuno deriva dalle condizioni
personali ed ambientali e dalle azioni individuali e collettive. La comunità
aiuta ogni persona ad affrontare il dolore ed agevola e difende la sua
felicità. La libertà della singola persona è il potere di
esprimere nel pensiero e nell’azione la propria personalità e di realizzare
la massima espressione della propria soggettività, senza arrecare danno agli
altri. La libertà individuale è limitata soltanto dalla
libertà collettiva. La sopravvivenza, l’assistenza e lo sviluppo
fisico ed intellettuale di ogni persona priva della capacità di provvedere
alle proprie esigenze sono a carico della comunità. Ogni persona deve poter conoscere la realtà del
passato e del presente. L’informazione deve essere libera e vera. Chi può deve utilizzare l’energia personale ed
ambientale per trasformare da solo o con altri le risorse naturali in
prodotti o svolgere un servizio utile alla comunità. Ogni persona deve utilizzare le proprie capacità
per badare almeno a se stessa. Sulla Terra non esistono entità politiche e
giuridiche territoriali sovrane ma soltanto organismi con competenza
territoriale, rappresentativi delle comunità sociali e da loro direttamente
eletti. Ogni persona può circolare e stabilirsi ovunque
purché accetti le regole del luogo in cui si reca o permane. Nessuno può invadere spazi riservati ad altri
che ne hanno la proprietà od il possesso. Il diritto ad uno spazio riservato si acquisisce
per acquisto, donazione o successione. Tutte le persone hanno diritto alla proprietà o
al possesso dei beni necessari alla loro vita. La proprietà che non trae origine dal lavoro
produttivo è ingiustificata. Al solo fine di organizzare la migliore
convivenza possibile e stabilire le competenze degli organismi
rappresentativi delle comunità sociali, la superficie della Terra è
frazionata in villaggi, quartieri, comuni, regioni, confederazioni e
continenti. I villaggi sono centri abitati esterni alle
città. I quartieri sono parti o settori delle città. I comuni sono formati da villaggi e quartieri. Le regioni sono formate da gruppi di comuni. Le confederazioni sono formate da gruppi di
regioni. I continenti sono formati da confederazioni. Ogni comunità che vive stabilmente in una
frazione di territorio stabilisce le regole e le fa eseguire e rispettare
mediante organismi rappresentativi della comunità eletti in modo democratico. Le regole del continente prevalgono su quelle
delle confederazioni, le regole della confederazione su quelle delle regioni,
le regole della regione su quelle dei comuni, le regole del comune su quelle
dei quartieri e dei villaggi. Gli organismi rappresentativi sono il consiglio
comunitario che stabilisce le regole, il comitato esecutivo che fa eseguire
quelle di interesse comune ed il collegio di giustizia che le fa rispettare. Gli organismi rappresentativi hanno competenza
sulla frazione di territorio della comunità che li elegge. L’ordinamento,
il numero di componenti e la durata dell’incarico degli organismi
rappresentativi sono decisi dalla comunità che li elegge. Ogni organismo rappresentativo stabilisce le
regole e le procedure per il proprio funzionamento. Per armonizzare le regole ed evitare contrasti
di competenza fra di loro, i primi organismi rappresentativi sono eletti
prima per continente, poi per confederazione, per regione, per comune, per
quartiere e villaggio. Sul diritto di proprietà sono
necessarie alcune precisazioni, partendo dal rapporto fra proprietà
individuale, o privata, e destinazione universale dei beni. La proprietà è il
diritto di godere e di disporre di prodotti e di idee. Poiché i prodotti e le
idee sono il risultato della trasformazione di risorse ed energia naturali
mediante il lavoro, la proprietà rappresenta il risultato del lavoro. La
proprietà che deriva dal lavoro è perciò giustificata (legittima). È invece
ingiustificata (illegittima) quando non deriva dal lavoro ma da attività
illecite e da abusi: per esempio, la rapina, il furto e la sottrazione
forzata non legittimano la proprietà. La guerra è un caso di sottrazione
forzata. Con la guerra ci si appropria, non con il lavoro ma con la forza, di
territori, beni e privilegi (per esempio, concessioni di sfruttamento). La
proprietà che trae origine da una guerra è sempre ingiustificata ed
illegittima e deve quindi essere annullata. Annullare una proprietà
illegittima non significa violare alcun diritto di proprietà ma eliminare
l’atto di esproprio compiuto quando quel diritto si è formato con la forza.
Quindi, il diritto di proprietà e gli altri diritti di disponibilità che si
sono formati per effetto di guerre devono essere annullati. Giacimenti,
miniere, fabbricati, tesori ed altri valori materiali sui quali si sono
costituiti diritti in seguito ad una guerra devono rientrare nella piena
disponibilità dei popoli ai quali sono stati sottratti. L’ordine
comunitario
I caratteri distintivi del XXI
secolo sono la ricerca della verità e la conquista della libertà. Ognuno di
noi può e vuole conoscere ciò che corrisponde alla realtà effettiva e ciò che
invece è apparenza o finzione. Ognuno di noi vuole e può vivere nella
condizione di massima autonomia possibile. Chi fa parte della Repubblica della
Terra riconosce che la verità è necessità fondamentale di ogni essere umano,
che la pace è condizione essenziale per il pieno sviluppo di ogni persona e
che la giustizia è l’unica alternativa alla violenza. Basta dunque con le potenze
nazionali. Nessun popolo è nemico di un altro popolo. Solo gli stati sono
nemici di altri stati. Solo gli stati fanno la guerra fra di loro. E per
farla usano i loro popoli. Le potenze, gli stati, fondano la loro superiorità
su leggi studiate per conservare privilegi, sulle tasse, sul debito pubblico,
sulla burocrazia, su magistrati di parte e sulle armi. La società civile post-statale
fonderà la propria autorevolezza sulla volontà e sull’impegno della
maggioranza delle persone, sulla contribuzione libera e volontaria, sulla
responsabilità individuale, sulla solidarietà, sull’autonomia e sull’unione.
La strategia di liberazione dei popoli è una sola. Studiare per conoscere,
comunicare rapidamente, lavorare, sospendere i conflitti sociali, fissare
obiettivi realizzabili, usare ogni mezzo non violento, resistere alle
pressioni ed ai compromessi, rifiutare i ricatti, isolare i parassiti,
adottare una moneta per tutti i popoli. Il nuovo sistema politico in cui si
organizza la società civile deve garantire il passaggio: dallo stato alla società civile post-statale; dalla democrazia formale alla democrazia
sostanziale; dal governo dello stato al governo della
comunità; dall’ordine costituito all’autodeterrminazione
comunitaria; dalle organizzazioni internazionali degli stati
all’unione dei popoli; dalla burocrazia statale alla partecipazione
responsabile alla comunità; dalle nazioni alla comunità universale; dall’economia speculativa all’economia reale; dalla politica economica alla democrazia
economica; dall’agevolazione dei patrimoni alla promozione
degli investimenti; dalla moneta a corso legale alla moneta con
valore reale. Questa non è una dichiarazione di
guerra agli stati ma una dichiarazione di pace. Per chi ha più potere e per
chi non ne ha. Perciò non ci devono essere riserve o segreti nel precisare le
azioni da compiere. Solo in guerra non si deve rivelare la propria strategia. Le azioni essenziali per entrare
pacificamente nella società civile post-statale e realizzare l’ordine
comunitario sono: aderire alla
Repubblica della Terra dichiarando di condividere i principi della sua
Costituzione e le disposizioni per la sua attuazione; eleggere l’Assemblea internazionale della
Repubblica della Terra affinché si possa nominare il Governo della Repubblica
il quale, con l’autorevolezza che gli deriva dal mandato di quanti fanno
parte della Repubblica della Terra, fa cessare ogni attività militare
internazionale ed ogni conflitto violento, proponendo ai popoli concrete e
ragionevoli soluzioni dei conflitti in corso; eleggere ed attivare gli organismi di
autodeterminazione delle comunità sociali per continente, per confederazione,
per regione, per comune, per quartiere e per villaggio, stabilendo le loro
competenze in materia legislativa, esecutiva e giudiziaria; far eliminare dalle costituzioni degli stati
nazionali ogni potere che sia in contrasto con le regole stabilite dagli
organismi delle comunità sociali; eliminare i confini fra gli stati; ridistribuire equamente risorse naturali e mezzi
di produzione affinché ogni persona possa lavorare e produrre quello che
serve per vivere; liberalizzare la produzione e gli scambi
eliminando ogni inutile ostacolo ed imposizione per garantire una leale
concorrenza produttiva e commerciale; intensificare e diffondere la ricerca di base e
la ricerca applicata in ogni settore ed in particolare in quelli
dell’energia, della salute e della tecnologia; istituire organismi comunitari specifici per
affrontare i problemi di interesse generale (energia, acqua, cibo, salute,
cultura, informazione, ed altri); creare un fondo intercomunitario per i servizi
di pubblica utilità, con risorse derivanti da contributi volontari,
applicando il principio secondo il quale ciascuno dovrebbe dare quanto può
per avere quello che gli serve; formare una forza
mondiale di sicurezza per mantenere l’ordine e far osservare le regole nelle
comunità e fra di esse; affrontare concretamente i problemi più sentiti
ed urgenti ed impiegare i mezzi e le tecnologie disponibili per ottenere
rapidi risultati, poiché ogni ritardo rappresenta un costo superiore a quello
che serve per accelerare. Nasce così l’ordine comunitario, la nuova organizzazione politica e
giuridica dei rapporti umani fondata sull’autogoverno e sulla responsabilità
di chi fa parte della comunità. Per questa organizzazione, devono unirsi
impiegati e lavoratori pubblici e privati, imprenditori e lavoratori,
commercianti e consumatori, artisti e scienziati, pensionati e studenti,
famiglie ed imprese. Ognuna di queste figure svolge una funzione utile alle
altre ed ognuna di esse ha bisogno delle altre. A chi dice che questo progetto è
impossibile e velleitario, che non è mai stato e non potrebbe essere
realizzato nemmeno da una grande potenza, si deve rispondere che è vero:
questo progetto non potrebbe essere realizzato nemmeno da tutti insieme gli
stati della Terra, perché il loro obiettivo non è risolvere i problemi
materiali dei loro popoli ma conservare il potere sui loro popoli. Ed a chi
sostiene che proprio ora che i cittadini hanno più bisogno di tutela e
protezione contro il terrorismo internazionale non si può pensare di abolire
l’unico organismo che può garantire la loro sicurezza, si deve rispondere che
la forza degli stati non elimina le origini, le cause, le azioni e gli
effetti del terrorismo internazionale, un male del quale bisogna estirpare le
radici. Le radici del terrorismo internazionale, le sue cause, affondano nelle
guerre, nelle invasioni con le quali sono state e continuano ad essere
sottratte le risorse. Le radici nascono e si sviluppano dalla povertà, dalla
disperazione. La risposta non è la repressione degli effetti ma la rimozione
delle cause. Il terrorismo islamico non vuole conquistare l’Occidente ma
vuole certamente cacciare l’Occidente da luoghi che non sono dell’Occidente e
dai quali invece l’Occidente trae i mezzi per alimentare i propri modelli di
vita e pretende di continuare a farlo. Non sarà possibile. La scelta
obbligata dell’Occidente è la propria autocritica. Alcuni la stanno già
facendo ma sono zittiti proprio da quei mostruosi apparati fatti di
burocrazia e di falsa rappresentazione della realtà che dipende dagli stati.
Il terrorismo internazionale non si combatte, si elimina senza combattere,
eliminando le cause dalle quali trae origine. È nota la forza degli stati, la forza delle grandi potenze e quella
dell’unica superpotenza rimasta. Sono forze gigantesche, mostruose, mai
esistite prima d’ora. Ma è anche noto che queste forze sono temporanee,
fondate sul tacito consenso di tutti coloro che le alimentano ed accettano di
farsi sottrarre enormi risorse, un terzo della ricchezza prodotta ogni anno
sul pianeta, illudendosi che il futuro sia migliore. Queste forze sono
fondate su convenzioni, abitudini, luoghi comuni, indifferenza. Sono
condizioni difficili da rimuovere. Nello stesso momento in cui ci si rende conto che così non si può più
andare avanti, queste condizioni possono rivolgersi contro chi le ha create e
volute. Quando ci si accorge che la sopravvivenza degli stati mette in
discussione la sopravvivenza della società civile, perché troppe sono le
domande sociali rispetto alle mancate risposte politiche, ci si rende conto
della necessità di cambiare. L’organizzazione della società civile
post-statale e l’ordine comunitario non sono e non potranno mai essere
risultati finali, quindi non potranno mai essere dei fini ma solo mezzi per
migliorare la società umana attraverso la ragione e la coscienza, la
responsabilità e la volontà individuale, fino a che ogni persona non avrà
conquistato la capacità di controllare da sé gli istinti dai quali trae
origine la nostra evoluzione. Ma questa sarà un’altra storia.
www.asmad.org – www.unigov.org – asmad@asmad.org – asmad@unigov.org |